In una seria definizione leggeremmo qualcosa del tipo… La botte è un recipiente di legno costituito da doghe incurvate e mantenute in assetto da cerchiature. Alle sue due estremità, si trovano dei fondi circolari lignei. Ma è sempre stato così?
Alle origini…
Le prime tracce delle botti, anzi, dei loro antenati, ci giungono dagli Assiri e dai Babilonesi, circa III-II millenni a.C., che impiegavano dei tronchi di palma scavati e chiusi da un coperchio di legno per la conservazione e il trasporto di vini e di altre bevande.
Ma questi antenati delle botti non sono stati gli unici recipienti dell’antichità per la fermentazione e la maturazione del vino! I contenitori potevano essere completamente diversi per foggia e materiale.
Ad esempio, gli antichi Romani utilizzavano anfore in argilla dal corpo allungato per la maturazione del vino, anfore sulle quali venivano impressi dei bolli che indicavano chi era il produttore e quale vino contenevano.
L’utilizzo delle anfore era così diffuso in epoca romana che ancor oggi possiamo trovare centinaia di anfore sui fondali marini, a testimonianza del commercio via mare del vino. Di pochi giorni fa è la notizia del ritrovamento di un giacimento di anfore antiche integre, parzialmente integre o frammentate ad una profondità di 40/50 metri nel mare calabrese e appartenenti a più navi da trasporto.
Ma la prima vera testimonianza sulla produzione delle botti da vino simili a quelle attuali, giunge da Marco Porcio Catone, detto l’Uticense, politico, militare e scrittore romano vissuto tra il 95 e il 46 a.C. che descrisse come i Celti sostituirono le anfore di argilla con botti create da legno di Quercia.
Successivamente si scoprì che conservare il vino in queste botti permetteva all’ossigeno di permeare lentamente nel legno e di far respirare il vino oltre a tralasciare sostanze che miglioravano le qualità del vino stesso.

La costruzione delle botti da vino
Come si costruiscono?
Innanzitutto, bisogna scegliere il legno adatto in base alla sua resistenza, alla sua porosità, alle sostanze che rilascerà nel vino e alla durata nel tempo.
Sono moltissimi i legni utilizzabili: Noce, Castagno, Ciliegio, Palma, Abete Bianco, Frassino… Ma il migliore fra tutti continua ad essere il legno di Quercia, in special modo il Rovere, soprattutto se proveniente dal massiccio centrale Francese.
Il Rovere da impiegare dovrà avere tra i 100 e i 150 anni ed un tronco liscio, senza nodi e rami.
Le doghe delle botti da vino si otterranno dalla parte più interna del tronco, quella maggiormente lavorabile, e dovranno, successivamente, essere poste a stagionare in forni speciali o al naturale in modo tale da diminuire la percentuale di umidità trattenuta dal legno senza seccarlo.
L’essiccazione al naturale, ovvero l’esposizione delle doghe alla pioggia e ai cambiamenti climatici, può durare fino a 5 anni!
Finita la stagionatura, le doghe verranno rifinite, sagomate e tostate (cioè sottoposte ad un processo di cottura sul fuoco, come per “abbrustolirle”) per renderle malleabili e creare le botti.
Ultimo step: i cerchi attorno alle assi vengono battuti e i fondi posizionati alle due estremità!
Curiosità: la botte e la Barrique
Le botti da vino possono avere differenti dimensioni e, quindi, capacità variabili: esistono botti da un paio di litri e botti da centinaia di litri.
La Barrique, botte piccola francese, può contenere 225 o 228 litri. L’origine del nome deriva dalle piccole botti utilizzate durante la rivoluzione francese del 1789 che venivano riempite di terra per innalzare delle “barricate” contro l’avanzamento dell’esercito.
Le botti, invece, possono contenere molti più litri della Barrique!

Le botti dell’Azienda Agricola Montioni
La famiglia Montioni possiede nella sua cantina ben 125 Barrique da 225 litri, tutte provenienti dalla Francia, più precisamente dalla zona di Troncens. La tipologia di Rovere di queste botti è detta “a grana fine”, infatti le doghe dalle quali sono composte sono finissime: hanno un diametro di 27 mm!
La tostatura interna non ha modificato le caratteristiche organolettiche del vino, ovvero le caratteristiche fisiche e chimiche del vino stesso, ma è stata effettuata solamente per micro ossigenarlo.
Esclusivamente in queste botti di legno francese, ad esempio, matura per ben 24 mesi il nostro Sagrantino di Montefalco DOCG. Ecco uno dei motivi per il quale il Sagrantino Montioni è così particolare e prezioso!
Per il nostro nuovo vino (che presto vi presenteremo!) abbiamo utilizzato Barrique provenienti da Adour, in Francia, zona di produzione pregiatissima! Queste botti sono composte da doghe di rovere dette “a grana super fine” ovvero 22 mm. La tostatura effettuata è stata leggera e l’assemblaggio della botte è stata effettuata dopo la stagionatura al naturale delle doghe durata ben 40 mesi! Il nuovo vino Montioni vi sorprenderà!
Nel frattempo… Avete già assaggiato tutti i vini Montioni? Qual è il vostro preferito?
Vi aspettiamo al prossimo articolo de Le Parole del Vino… B come Bottiglia!